La pergamena e la scrittura dal Medioevo all’Umanesimo

FONTE: http://alberodelsapere.blogspot.com

Quando, nel III secolo avanti Cristo, la rivalità tra la famosissima biblioteca di Alessandria d’Egitto (che conteneva, in due diversi edifici andati poi distrutti, più di 500.000 volumi) e la biblioteca di Pergamo (che ne aveva circa 200.000) si fece molto forte, l’Egitto per una decisione del re smise di esportare i fogli di papiro su cui si scriveva all’epoca.

Fu allora che a Pergamo si cominciò ad utilizzare come materiale di scrittura la pelle di animale, detta appunto pergamena.
La pergamena è detta anche cartapecora, perché di solito era ottenuta dalla pelle di agnello (ma anche di pecora, montone, capra, in alcuni casi di gatto, e, la più costosa in assoluto, da pelle di vitello appena nato, morbidissima) macerata nella calce, quindi raschiata, tesa e seccata: diviene in tal modo liscia e traslucida e, dopo essere stata ulteriormente levigata con pomice o osso di seppia, si presta benissimo per scrivervi sopra.

Su pergamena sono scritte la maggior parte delle opere che abbiamo ritrovato.

I tipi di scrittura variavano molto; vediamo qualche esempio:

– la più antica scrittura capitale, usata dai Romani
– la scrittura onciale, usata fino al IX secolo
– altri tipi di scrittura minuscola: merovingica, visigotica, beneventana, semionciale
– la scrittura detta minuscola carolina fu utilizzata nei documenti prodotti alla corte di Carlomagno e si diffuse molto
– tra il XII e il XIV secolo si diffuse anche la grafia gotica
– infine prevalse la cosiddetta umanistica rotonda, da cui poi furono presi i caratteri per la stampa

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